Workshop 5. Ibridismo: per una sistematizzazione epistemologica
Programma del Workshop
Soci proponenti
M. Silvia Micheli (Università degli studi di Milano – Bicocca)
Federica Da Milano (Università degli studi di Milano – Bicocca)
Gabriele Iannàccaro (Università degli studi di Milano – Bicocca)
Obiettivi e proposte di contributi
In linguistica, il concetto di ibrido viene solitamente utilizzato nella sua definizione più generica di «insieme di elementi eterogenei, mescolati in modi disarmonici e arbitrari» (Telmon 2004) e applicato ai livelli di analisi per identificare fenomeni di natura diversa ma accumunati dal prevedere una commistione di elementi provenienti da sistemi differenti (cfr. Sanchez-Stockhammer 2011). Sul piano morfologico, la nozione di ibrido ha trovato applicazione sia nell’ambito della flessione sia in quello della formazione di parola. Nel primo caso, vengono considerate ibridismi le parole costituite da un morfema lessicale proveniente da una lingua X e un morfema flessivo proveniente da una lingua Y (cfr. Berruto 1989: 113; Cerruti & Regis 2005; Regis 2006, 2016). Questo fenomeno è particolarmente frequente nel contesto italo-romanzo, in cui il contatto tra italiano e dialetti dà luogo a forme ibride come il piemontese-italiano favo ‘facevo’ (piem. lang. fava; it. facevo) (Regis 2006: 485) o il siciliano-italiano pavare ‘pagare’ (sic. pavari; it. pagare) (cfr. Alfonzetti 1992: 237). Nel dominio della formazione delle parole, il termine ibridismo è usato per designare una parola morfologicamente complessa costituita da elementi, almeno in origine, attribuibili a due lingue diverse e che i parlanti avvertono come stilisticamente incongruenti: 6 è il caso, ad esempio, di parole inglesi come landocracy, dollatry, weatherology, costituite da una base lessicale inglese e un suffisso di origine greca (cfr. Marchand 1969: 212) o di composti italiani del tipo diplomificio, paninoteca, bioalimentazione (definiti hybrid formations da Eins 2015: 1570-72; cfr. Iacobini 2015 per l’italiano; Munske 2009 per il corrispettivo in tedesco), in cui un elemento formativo colto di origine classica si lega a una base lessicale italiana.
Il concetto di ibrido è stato inoltre evocato nella discussione di fenomeni di commistione tra due sistemi a livello sintattico: ne sono un esempio le costruzioni ibride nell’espressione del discorso riportato individuate da Viti (2007) nell’area indiana. Ambito di applicazione privilegiato del concetto di ibrido linguistico è però quello delle lingue miste, esito molto raro di situazioni di bilinguismo e di contatto, intese come «lingu[e] (o varietà di lingu[e]) emers[e] in un contesto di bilinguismo comunitario caratterizzat[e] da una scissione (split) per quanto riguarda l’origine, per cui una ricostruzione genetica univoca risulta impossibile» (cfr. Dal Negro & Guerini 2007: 87). Si tratta di lingue fortemente connotate in senso identitario, come la media lingua (cfr. Muysken 1997), nata come codice interno tra gli operai pendolari che lavoravano a Quito, in Ecuador, tra il 1920 e il 1940, o lo sheng, definito da Mazrui (1995) come codice ibrido (basato sullo swahili), nato a Nairobi negli anni ’60 -’70 e diffusosi soprattutto nei quartieri popolari della città (cfr. anche Osinde & Abdulaziz 1997).
Pur essendo spesso evocata nella discussione di fenomeni che implicano la commistione di elementi provenienti da sistemi diversi, la nozione di ibrido/ibridismo manca di una riflessione sistematica che ne definisca i confini rispetto ad altre categorie (in primis, quella più ampia di contatto e del dominio dei pidgin, e creoli, ma anche quella di code-switching) e ne metta in luce le potenzialità descrittive ed esplicative. Questo workshop si propone di colmare questa lacuna, raccogliendo contributi che discutano fenomeni di ibrido linguistico da diversi punti di vista e attraverso molteplici metodologie e quadri teorici. In particolare sarà particolarmente benvenuta la discussione sui seguenti temi, anche se l’elenco non è esaustivo:
- fenomeni di ibridismo a livello morfologico (relativi sia alla flessione sia alla formazione delle parole);
- fenomeni di ibridismo sul piano sintattico;
- lingue miste;
- lingue miste vs pidgin/creoli;
- ibrido e code-switching;
- ibrido e contatto;
- ibridismi fra lingue ufficiali e ‘dialetti’.
RELATORE INVITATO: Thomas Stolz
COMITATO SCIENTIFICO PER LA SELEZIONE DELLE PROPOSTE DI INTERVENTO: Vermondo Brugnatelli, Caterina Cancelmo, Federica Da Milano, Vittorio Dell’Aquila, Federica Guerini, Gabriele Iannàccaro, Simone Mattiola, M. Silvia Micheli, Riccardo Regis, Carlotta Viti
RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
Invio delle proposte, tempi e modi per la selezione
Le proposte andranno inviate a M. Silvia Micheli (maria.micheli@unimib.it), Federica Da Milano (federica.damilano@unimib.it) e Gabriele Iannàccaro (gabriele.iannaccaro@unimib.it) entro il 20 febbraio 2020. I contributi dovranno pervenire in formato .pdf e non dovranno superare i 3.000 caratteri (spazi inclusi, escluse bibliografia ed eventuali tabelle/figure).
Il Comitato Scientifico selezionerà i contributi in base alla pertinenza tematica, l’originalità scientifica e la chiarezza espositiva, cercando di garantire varietà e diversificazione tra lingue e livelli di analisi considerati. La scelta della lingua del workshop (italiano o inglese) verrà presa dopo la selezione dei contributi.
Si ricorda che tutti i relatori al momento d’inizio del workshop dovranno essere soci regolari della SLI.