Workshop 6. Agire con le parole e non solo: indagini empiriche nelle diverse prospettive teoriche e metodologiche
Programma del Workshop
Soci proponenti
Giovanna Alfonzetti (Università di Catania)
Franca Orletti (Università di Roma 3)
Emanuele Banfi (già dell’Università di Milano-Bicocca)
Obiettivi e proposte di contributi
Il workshop si propone l’obiettivo di promuovere e confrontare studi empirici che analizzino la concreta realizzazione in italiano di specifici tipi di atti illocutori, affrontando questioni circoscritte, sebbene sia aperto ovviamente alla loro trattazione secondo diversi paradigmi teorici – convenzionalisti sia classici che riveduti, oppure inferenzialisti (Bach e Harnish 1979; Sperber e Wilson 1995) – e secondo diversi approcci metodologici, sia in prospettiva sincronica che diacronica.
L’argomento e il taglio del workshop scaturiscono da due considerazioni principali:
- La consapevolezza che porre in primo piano la trattazione delle tante questioni generali di ordine teorico relative allo studio pragmatico degli atti linguistici – per es. la distinzione tra locuzione, illocuzione e perlocuzione (Sbisà 2013); la nozione di significato del parlante (Grice 1989; Kemmerling 2013); la classificazione degli atti illocutori (Austin 1962; Ballmer e Brennenstuhl 1981; Croft 1994; Searle 1975; Cresti 2005); il concetto di performatività (Andersson 1975; Doerge 2013; Harnish 2007), ecc. – rischierebbe di porci di fronte a problemi insolubili, perché legati a prospettive filosofiche profondamente diverse, impossibili da approfondire nell’ambito necessariamente ristretto di un workshop;
- la constatazione che, soprattutto in Italia, la ricerca empirica sulle speech actions è ancora alquanto limitata: si ricorderanno qui gli studi sui complimenti (Alfonzetti 2009, 2011 e 2013; Castagneto 2016, 2019; Castagneto e Sidraschi 2017), richieste (Held 2005, Nuzzo 2010), insulti (Alfonzetti 2017; Tempesta 2013), ecc.
Qui di seguito un elenco delle questioni su cui gli studi presentati dovranno preferibilmente stimolare la riflessione:
- adeguatezza, vantaggi e limiti dei diversi approcci metodologici adottabili nell’analisi empirica degli atti linguistici: a) armchair method; b) laboratory method (inchieste svolte tramite questionario, esercizi di completamento, role play, ecc.); c) metodo etnografico; d)
(video)registrazione di parlato spontaneo e analisi conversazionale, che consente l’individuazione di sequenze più ampie in cui contestualizzare i singoli atti e quindi delle strategie messe in atto dai partecipanti; e) analisi corpus-based, miranti all’individuazione di specifici atti in ampi corpora elettronici, in cui il retrieval può essere effettuato sulla base di elementi e pattern tipici (per es. aggettivi di significato positivo nei complimenti o di significato negativo negli insulti); di indicatori di forza illocutoria (per es. scusi, per le scuse, per favore, per le richieste, ecc.) o sulla base di espressioni metacomunicative (cfr. Jucker e Taavitsainen 2013: 92-112). Si veda al riguardo lo studio pioneristico di Deutschmann (2003), che individua le scuse nel British National Corpus; o di Kohnen
(2008) che cerca di ricostruire un inventario dei pattern tipici dei direttivi nell’antico e nel medio inglese. - possibilità di estendere il concetto di speech act/actions anche a fenomeni tipici della comunicazione non verbale: risata, sorrisi, sguardi ed espressioni facciali; gesti, coerentemente a una concezione multimodale della comunicazione (Fatigante e Orletti 2013; Orletti e Socrate 2019);
- possibilità di prendere in considerazione anche usi linguistici ‘non seri’, quali citazioni, scherzi, fiction, recitazione – cioè gli usi che Austin (1962) definiva aetiolation, non ritenendoli atti illocutori veri e propri (cfr. Sbisà 2013: 29-30) – così come anche il silenzio che, sebbene non sia speech in senso stretto (come del resto gli altri elementi non-verbali), ha indubbiamente un ruolo spesso determinante in ciò che i partecipanti fanno durante un evento linguistico (Agyekum 2002; Banfi 1999; Bruneau 1973; Jaworski 1997; Kurzon 2013);
- i modi in cui specifici (tipi di) atti illocutori sono modulati, sia in direzione della mitigazione (Caffi 2007, Fraser 1980) ma anche del rafforzamento (Bazzanella, Caffi, Sbisà 1991; Caffi 2007; Fraser 1980) ma anche del rafforzamento (Alfonzetti 2009, Held 1989, Bazzanella, Gili Fivela 2009), spesso a torto trascurato, specie se si pensa che l’intensificazione può contribuire a modificare la natura di un certo atto illocutorio e sicuramente a influenzarne gli effetti perlocutori sul destinatario;
- la relazione tra specifici atti illocutori e i diversi modelli teorici della cortesia, sia quelli di prima generazione (la logica della cortesia di Lakoff 1978, il face-saving view di Brown & Levinson 1987, il Principio di cortesia di Leech 1983), sia quelli successivi alla discursive turn che sconvolge, almeno a livello dei postulati, il paradigma teorico della cortesia (Eelen 2001).
- ricostruzione della storia di un determinato atto linguistico sulla base di corpus costituiti da testi letterari e non. Jucker e Taavitsainen (2013) suggeriscono tecniche specifiche per il recupero almeno parziale delle occorrenze pertinenti di uno specifico atto all’interno di un corpus storico: per es. Kohnen (2008) ricostruisce la storia dei direttivi in inglese prendendo in considerazione uno specifico genere testuale: i sermoni; Jucker e Taavitsainen (2008) curano un volume dove viene presentato lo sviluppo storico in inglese di una sere di atti linguistici, quali richieste, promesse, saluti, complimenti, scuse, ecc.
RELATRICE INVITATA: Marina Sbisà (Università degli Studi di Trieste)
COMITATO SCIENTIFICO PER LA SELEZIONE DELLE PROPOSTE DI INTERVENTO: Giovanna Alfonzetti, Emanuele Banfi, Gudrun Held, Franca Orletti, Marina Sbisà.
RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
Invio delle proposte, tempi e modi per la selezione
Le proposte di contributo, di circa 1000 parole (bibliografia esclusa), dovranno essere inviate entro il 20 febbraio 2020 ai seguenti indirizzi:
galfonz@unict.it
franca.orletti@uniroma3.it
emanuele.banfi@unimib.it
Si ricorda che tutti i relatori al momento d’inizio del workshop dovranno essere soci regolari della SLI.